Abbigliamento maschile

Nei centri italiani dell'Istria fu l'abito maschile (o parte di esso) a conservarsi nell'uso per qualche decennio in più, contraddicendo così la norma generale che vuole il costume maschile meno conservativo. Fino alla Prima guerra mondiale gli uomini di Dignano portavano, sia nei giorni di lavoro che per la festa, un abbigliamento principalmente realizzato con tessuto di lana di produzione locale, più leggero grèiso (griso)43 o più pesante gurgàn, secondo la stagione. La descrizione che segue è basata sui dati forniti da Domenico Rismondo, confrontati con la statuina del museo di Roma 44.
La camicia camèisa da uomo era di canapa canapita o di lino tila de casa, aveva il colletto alto diritto, chiuso sotto il mento con un bottone di filo. Sul davanti era ornata da una pettorina a pieghe verticali. I polsini erano semplici, chiusi anch'essi con un bottone.
Sopra la camicia si portava un corpetto camisulèin senza maniche e senza colletto. Le due falde lampi (cocche, lembi) si incrociavano sul petto sovrapponendosi e si allacciavano con fettucce. Nei giorni feriali il camisulèin era di tessuto di lana naturale color marrone non tinta, nei giorni festivi era di panno rosso (più tardi nero). L'esemplare della foto è verosimilmente un rifacimento del periodo fra le due guerre mondiali. D'estate nei giorni di lavoro si usava invece una versione di tela mista di canapa e cotone bonbàs, di colore bianco. 
Esisteva anche un corpetto di taglio simile al camisulèin ma con maniche, detto camisola, chiuso sul petto con bottoni e occhielli àsole sul petto e stretto ai polsi con gangherelle. Era di tessuto di lana marrone, oppure più recentemente tinta in nero.
Del medesimo tessuto era fatta la giacca corta con maniche curito (coretto)45 che si indossava sopra il camisulèin. Era senza bavero, abbottonata al centro con gangheri, con le maniche munite di piccoli spacchi ai polsi.
I calzoni braghe erano di lana marrone o nera, ed erano lunghi fino al polpaccio dove avevano nella parte interna un taglio lungo circa 5-8 centimetri. Venivano strette con una fascia detta sensito (cfr. sopra sensalèina), fissata tutt'intorno alla vita e legata dietro con una correggia curega ornata da fettucce di seta colorata. Davanti era allacciata con l'altra correggia, annodata con un doppio cappio, che chiudeva l'apertura vertidura anteriore. Più recentemente i calzoni erano provvisti di un'apertura a ribalta o brachetta patalòn (da patta), larga da una tasca all'altra, con un occhiello nel mezzo e chiusa ai lati da due gangheri. La cintura passava sotto la ribalta e aveva davanti un bottone su cui si innestava l'occhiello. Le braghe erano sempre foderate con tela di mussolina musolèina. Si portavano direttamente sulla pelle, senza mutande. Nell'ultima fase si allungarono e arrivavano alle caviglie.

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