Argio Orell dal 1901 a Capodistria

(Piero Delbello)

Una notte profonda, colma di bagliori, aveva creato la scena migliore per il più raffinato degli artisti triestini del primo scorcio del secolo appena trascorso. La sua mente vagava tra un dannunzianesimo ante litteram e una corsa voluttuosa estremorientale, venata di pensosi gusti, sfiziati di bello, intristiti e addolciti nel caro di casa, nel saggio antico. Scivolava, come poteva una camicia di seta floscia, tra il prezioso, che amava, di cui ne possedeva il senso, e che gli creava l'estro nella magia del suo fare pittura.Pittura penetrante, perfetta, ma non calligrafica, anche ricca nei particolarismi, ma non miniata. Figlio avvezzo alla lezione secessionista, che poi sarà attento all'evoluzione del pensiero, accademico nell'insegnamento, ma mai accademizzante, passò l'arco tra il '900 e gli anni '30 e non cadde nelle avanguardie di subito prima e di subito dopo la guerra, anche se ebbe il momento vicino ai novecentisti. La lezione stuckiana gli fu accanto e gli servì ad informarne i movimenti. Mai li perse e percorse la sua evoluzione personale, partendo da questa strada. Era la strada di Argio Orell.

Il bianco e nero: a gesso e a carboncino. Forse saranno state queste le prime espressioni artistiche di Argio Orell che il pubblico triestino ebbe a vedere. Le vetrine di Schollian, atelier triestino di vendita dell'ultima parte del secolo ('800) e dei primi del '900 per gli artisti giuliani (e non), aprirono le loro imposte per gli esiti di questo allievo dello Scomparini, maestro (non solo di Argio, ma di tutta la sua generazione) nella sezione per capi d'arte dell'odierno Volta. Era un Orell già tedesco, che pareva conoscere Raphael Kirchner, se solo a pochi mesi di distanza avrebbe disegnato il "Per la china viridescente …" per il Circolo Artistico Triestino. Ma era già quell'artista che nel 1931 avrebbe esposto a Milano, in una personale, in contemporanea (in gallerie diverse) con altre personali: quella di Ciardi o quella degli "artisti milanesi" (Sironi, Tosi, Salietti, Carrà, Marussig, Funi) o ancora quella di De Pisis e De Chirico1 con le nature morte. Il tempo doveva ancora arrivare.
Saranno del 1904, acquistati dal Circolo Artistico2 - e non premiati perché giunti in ritardo -, i sei disegni per il concorso della cartolina pasquale. E coevi, altri per il Natale, sempre dello stesso anno.
L'animo secessionista che vegliava in Orell si trovò in dirittura per Monaco, per un semestre alla corte di von Stuck. Di allora ci rimangono un paio di autoritratti schizzati con penna veloce e qualche volto di donna, che nella gota accentuata preannuncia altri artisti, mostra già una natura che vivrà esasperata in altre esperienze. Ancora scherzi, quasi da goliarda, in alcuni disegni ed ancora (o già) la stima di un Gino Parin, allora ben più affermato di Orell, che lo segnala sulle pagine del Kleine3 . Ma già: alla mostra della Secessione di Monaco Orell, con la sigla di pugno di Franz von Stuck, espone "Sinfonia profonda" ed ottiene non solo l'entusiasmo della critica ma anche "assai lusinghiere offerte" nonché concede che questo sia riprodotto sia sul periodico Kunst fur Alle! che sull'annuale Kunst des Jahres4 (che riportava solo le migliori opere esposte durante l'anno in tutte le mostre).
Il pastello n.665 presente all'Esposizione del Circolo Artistico di Trieste nel maggio del 1904 venne accolto dalla critica con parole lusinghiere: "… l'Orell (quantunque giovanissimo) ha già dato saggio di non comune talento con lavori ben più intensamente significativi del pastello oggi mostratoci al N.66; pastello, che in ogni caso riesce gustoso e interessantissimo".
Sono i giornali locali a fornici ulteriori indicazioni sui movimenti del nostro artista che per certo ebbe esposta una sua opera sino al 14 maggio 1909 presso le sale del Museo Revoltella in una grande collettiva che proponeva i migliori disegni eseguiti nell'anno dai frequentatori dell'Accademia del nudo e del costume (Il Piccolo, 10 maggio 1909). La compagnia era ottima per il venticinquenne Orell se accanto gli troviamo, oltre ai maestri Lonza, Scomparini, Zangrando, Barison … , anche artisti di livello come Grimani, Pogna, Mayer … ed altri comunque geniali (di cui, purtroppo, poco si conosce) come Jurizza. Ma non bastava: in quello stesso anno Argio Orell mette in crisi la giuria del concorso Rittmeyer, "uno degli atti di munificenza più insigni dei quali possa onorarsi una città"7 , con il quale veniva fornita una cospicua borsa di studio ad un pittore o ad uno scultore triestino per potersi recare a Roma ad approfondire la propria arte. Qui "la relatività dei meriti è sottoposta ad una prova anche più delicata: giacché qui non s'affrontano gli ingegni sullo stesso terreno, ma su due terreni tanto diversi quanto pittura e scultura: e il vincitore, che a norma del concorso deve essere uno solo, è additato come il primo non solo tra i suoi fratelli concorrenti scultori, ma anche tra i pittori, che francamente con l'arte sua non hanno nulla a che fare. (…). Quale, nei criteri del pubblico, la conseguenza di cotesto uguagliamento delle due arti? Uno scultore ha vinto: gli scultori son dunque superiori ai pittori; a Trieste si fa buona scultura e cattiva pittura"8. Ma, in effetti, nel 1909 la giuria doveva rimanere così ammirata del bozzetto presentato dallo scultore Attilio Selva "da dichiarare nella sua relazione gli eccezionali meriti e la qualità da maestro, e da vagheggiare che fosse tradotto in pietra"9. Allora, però, furono degni di lode anche il Sambo, il Thummel, la Bamberger, lo scultore Pignolo, ma soprattutto alla giuria si "dolse di non poter assegnare un premio all'Orell, che si dimostra giunto alla sua piena maturità artistica. Tanto è vero che, in mancanza di un premio, fece proposta al Curatorio Revoltella perché lo aiutasse con un sussidio a recarsi agli studi a Roma"10. L'Orell aveva esposto "Genietto" "sicuro e ardito nel disegno e temprato a molte difficoltà d'armonia nel colorito. (…). (Il colore) s'è ammorbidito, s'è fatto intenso, e ha conquistato, per una serie di accordi oscuri e di misurati contrasti di verde illuminato voluti nel fondo e per il risalto nitido che la figura ha nel campo del quadro o più sul colore denso e caldo della tela su cui il genietto deve dipingere, una sicurezza di composizione e una virtù coloristica mirabili ambedue"11 L'opera offre un dinamismo quasi inaspettatonel pronunciarsi dell'atteggio del ragazzo, giovine pittore, che, con espressione procace, non intende affatto nascondere la presunzione d'artista. La scena pare costruita con pennellate veloci ma nello stesso tempo precise - tale è l'architettura del disegno - senza celare un senso d'inquietudine, coperta, appunto, dall'espressione presuntuosa che ne dissacra l'effetto.


Sarà questo il cuore di Orell. Presuntuoso e raffinato: capace di ardire e di essere perfetto nell'esecuzione, a segno e colore, di tale ardire. Suo il manifesto per la Fiera di Capodistria12 del 1910. A lui, e al suo rosso, quel rosso che solo in quegli anni vediamo brillare in quel modo, vennero affidate le vele spiegate al vento delle navi che invitavano all'operosità della cittadina istriana. E le ispirazioni potevano essere da Sezanne, e le esperienze veneziane, e sarebbero state motivi ripresi, più tardivamente, proprio dall'istriano Zamarin e, ben più famoso, e col suo segno personale, dal nostro Guido Marussig13.
Uomo sensibile e tormentato, artista elegante, avvinto fra squisite raffinatezze e sentimenti violenti, che genereranno l'ironia (il sarcasmo?) del grottesco, Argio Orell violenterà la natura per tradurla in arte e, passato il momento del piacere - unico momento - nell'istante del concepimento dell'opera, mettendo mano ai pennelli, entrerà nel dolore del lavoro.

NOTE:
* Tutte le immagini riprodotte provengono dall'archivio Orell (Chiara e Ada), conservate dall'autore di questo articolo

  1. Cronache d'arte, nel Corriere della Sera, 24 dicembre 1931
  2. Rassegna artistica. I concorsi del Circolo Artistico, ne L'indipendente, 27 aprile 1904
  3. Sezession, di Gino Parin, nella rubrica Bildende Kunst, in Kleines Journal, Monaco 16 maggio 1904
  4. Teatro, Arti e Lettere, ne Il Piccolo della Sera, 29 agosto 1904
  5. Di cui non mi risulta sia noto il soggetto
  6. Esposizione del Circolo Artistico, ne Il Piccolo, 5 giugno 1904
  7. Dopo il concorso Rittmeyer. La Giuria propone la separazione dei concorsi, ne Il Piccolo, 3 ottobre 1909
  8. Ibidem. Per ben quindici anni (il concorso con borsa di studio si teneva ogni tre anni) la giuria aveva mandato a studiare a Roma solo scultori ché erano risultati vincitori prima il Marin, poi Rathmann, quindi Ruggero Rovan e, in quest'ultimo, Attilio Selva
  9. Ibidem
  10. Ibidem
  11. L'Esposizione del Concorso Rittmeyer, ne L'Indipendente, 11 novembre 1909
  12. vedi, fra i tenti riferimenti possibili, anche Dall'Italia irredenta. L'Esposizione di Capodistria. "Istria mobilissima", nel giornale L'Italia, di Valparaiso, 2 luglio 1910
  13. Un riecheggio è riscontrabile nel Trieste Libero Comune Italico, di circa 10 anni più tardi
  14. cfr. S.SIBILIA, Pittori e scultori di Trieste, Milano 1922, pp.236-245

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