Un artista triestino

(Marina Petronio)

Ricorre quest'anno il centenario della nascita di Dyalma Stultus, "il più amato del secolo", secondo un originale sondaggio tra i frequentatori dell'arte.
Stultus era figlio naturale di Erminia Stultus e di Ralph Pacor e sin da giovanissimo mostrò eccezionali doti nel disegno e nella pittura. Per mezzo di una borsa di studio del Comune di Trieste, riuscì a frequentare l'Accademia di Venezia ed a diplomarsi.
Iniziò quindi ad esporre, prima a Ca' Pesaro e poi a diverse altre esposizioni in Italia ed all'estero. Nel 1941 si trasferì a Firenze, iniziando un altro capitolo della sua vita artistica e culturale che lo mise in contatto con i personaggi più rappresentativi dell'epoca, nel campo dell'arte. Scomparve a Darfo di Brescia nel 1977.
Tralasciando qui la complessa valutazione di tutta la sua opera artistica, che mantiene sempre una grande forza attrattiva, è di notevole interesse l'epistolario di Dyalma Stultus, ordinatamente conservato dalla vedova e dalle figlie dell'artista.
Le lettere, destinate alla pubblicazione, portano firme note della vita culturale triestina: Svevo (che dedicò una prima edizione della "Coscienza di Zeno" al promettente artista), Benco, Lina Galli, il Principe di Torre e Tasso, Riccoboni e altri.
Un secondo gruppo di lettere riguarda personaggi italiani di primo piano: Ettore Cozzani, direttore dell' "Eroica", Felica Carena, Gianni Vagnetti, Alberto Caligiani, Baccio Maria Bacci, Franco Dani, Ennio Pozzi e Primo Conti, anch'essi partecipi dell'avventura artistica del primo e secondo Novecento.
Da una breve biografica in tedesco, scritta da Hans Gregor Gregory, amico triestino di Stultus, si apprendono notizie sulla sua prima infanzia e sulla frequentazione dell'Accademia di Venezia. Sono inoltre preziosi gli appunti della signora Norma, la vedova dell'artista, che segnò minuziosamente le circostanze della sua "fatale" conoscenza con il futuro marito (a tale proposito fu galeotto l'atelier di Anita Pittoni), le persone conosciute, gli amici che frequentavano, la loro vita insieme.
Proprio per offrire alla città di Trieste uno spaccato della sua storia culturale ancora inedito, verrà prima pubblicato l'epistolario - per così dire - triestino, con la biografia del Gregory tradotta e i ricordi di Norma Stultus.
Di grande fascino sono anche le foto d'epoca conservate nell'archivio di famiglia: foto di gruppo scattate nella Villa Veneziani, dove Stultus era spesso ospite e collaboratore specialmente quando avevano luogo le feste dei bambini. Dipingeva delle quinte che purtroppo, sono andate distrutte durante la guerra; molte sue opere sono pure andate disperse o distrutte, come anche le ceramiche a cui si era dedicato per un periodo ed ora quasi introvabili.
Le foto che lo ritraggono mostrano un giovane prima e un uomo poi, di straordinaria bellezza; specialmente il ritratto che apre l'inedita biografia del Gregory fa comprendere il significato di "vibrante" riferito ad un'immagine.
Stultus amava l'Istria e usava trascorrervi i mesi estivi con la famiglia. Racconta la signora Norma che alloggiavano in una casa di contadini e, al mattino presto, Dyalma usciva a cercare i punti di luce che gli sembravano più adatti, passava quindi la giornata a dipingere all'aperto. Da questa consuetudine con la natura derivano i suoi quadri così pieni di luminosità, i colori della frutta, la terra rossa istriana.
Senza dubbio la conoscenza dell'intero epistolario costituirà un rilevante contributo sinora rimasto nell'ombra, di vita intellettuale ed artistica di Trieste.

Indietro