Istria ripresa e fotografata da Penco

Mezzo secolo, dagli inizi del Novecento, con l’arrivo dell’elettricità e dei primi tram, fino alla Guerra mondiale e alle occupazioni militari di Trieste: i nazisti, poi gli slavi di Tito, infine gli Anglo Americani.

È questo l’intervallo temporale in cui ha operato Francesco Penco, prima fotografo, poi cinereporter e documentarista. Il territorio in cui ha svolto il suo lavoro ha avuto come epicentro Trieste ma ha coinvolto saltuariamente Fiume, Pola, Pirano, Monfalcone, Venezia, Udine e Lubiana.

Le immagini proposte nel catalogo e in questa mostra, dedicata all’Istria e a Fiume, son quanto si è salvato, nel corso degli anni, dalla dispersione dell’archivio di Francesco Penco: sono “isole”, a volte arcipelaghi, ma anche scogli solitari nel grande mare della storia di queste terre. Gli episodi, le fotografie su cui ci si sofferma rappresentano comunque un catalizzatore per la memoria e aprono scenari che si ritenevano chiusi per sempre nella nebbia che ci assedia e, magari, tenta di farci dimenticare.    

Si parte da lontano, dai primissimi anni del Novecento quando il protagonista di questa rassegna era stato a Fiume, allora porto dell’Ungheria. Poi Francesco Penco era ritornato nella città del Quarnero nel 1924, quando Fiume era stata annessa ufficialmente al Regno d’Italia tra manifestazioni e cortei che avevano invaso rive, banchine, piazze e vie.

Tanti bambini sventolano piccoli tricolori di carta; il Corso è trasformato dalla folla entusiasta e febbricitante in un fiume in piena. Poi Il mare, i vaporetti, le navi da guerra vengono filmati assieme a tanta gente che satura ogni spazio disponibile esibendo bandiere, gagliardetti e stendardi. È la festa per l’annessione di Capodistria al Regno d’Italia. Una folla immensa sfila sotto quella che fu l’abitazione dell’eroe capodistriano, Nazario Sauro. E, nel porto, quella nave che si chiamava “San Giusto” e di cui Sauro era stato il comandante. Sotto la casa dell’eroe sfilano manifestanti con bandiere e gagliardetti, tra cui si nota lo stendardo con un teschio e una scritta: Cavalieri della Morte. Era un gruppo triestino nato nei primi anni del Novecento per supportare la Lega Nazionale.

Da Capodistria a Valle d’Oltra sul versante meridionale delle colline di Muggia appare il primo nucleo di un Ospizio marino, per bambini bisognosi di cure e di famiglie povere. Penco riprende col suo obiettivo uno dei sette nuovi padiglioni e ne fotografa gli interni. Poi chiude con un gruppo di persone tra gli alberi del giardino.

C’è anche l’attività del Cantiere San Rocco di Muggia. Le immagini sono l’esordio di Penco nel settore cantieristico, che poi segnerà tutto il suo percorso professionale. E, tra i cantieri navali ripresi, va citato quello di San Bernardino di Pirano, dove l’autore realizzò una serie di filmati in pellicola 35 millimetri.

Un altro capitolo è dedicato al Congresso eucaristico di Pola del maggio 1937 che coinvolse tutta la città istriana ma che ebbe il suo epicentro all’interno dell’enorme spazio circolare dell’Arena romana. Sacerdoti, chierichetti, musicisti di un’orchestra sinfonica, il Duca d’Aosta, l’allora vescovo di Fiume Antonio Santin, pie donne inginocchiate, frati, marinai, uomini di congregazioni religiose.

La rassegna istriana si conclude nel gennaio del 1946 a Pirano, quando furono celebrati i funerali del maestro Antonio Sema. Il corteo funebre, come mostrano le fotografie, è “scortato” da uomini in divisa con le armi a tracolla.

Alla morte di Penco, nel 1950, il suo studio avrebbe proseguito l’attività per una dozzina d’anni, riprendendo tra l’altro le manifestazioni triestine e i cortei che all’epoca del Governo militare alleato rivendicavano il ricongiungimento della città all’Italia.

 

ISTRIA

Shot and photographed by Francesco Penco

Half a century, from the beginning of the twentieth century, with the arrival of electricity and the first trams, until the World War and the military occupations of Trieste: the Nazis, then the Slavs of Tito, finally the Anglo Americans.

This is the time interval in which Francesco Penco worked, first photographer, then film reporter and documentary filmmaker. The territory in which he has done his work has had as its epicenter Trieste but has involved occasionally Fiume, Pola, Piran, Monfalcone, Venice, Udine and Ljubljana.

The images in the catalogue and in this exhibition, dedicated to Istria and Rijeka, are what has been saved, over the years, from the dispersion of the archive of Francesco Penco: they are "islands", sometimes archipelagos, but also solitary rocks in the great sea of the history of these lands. The episodes, the photographs on which we dwell, however, represent a catalyst for memory and open scenarios that were considered closed forever in the fog that besieges us and, perhaps, tries to make us forget.   

It starts from afar, from the early years of the twentieth century when the protagonist of this exhibition had been in Rijeka, then a port of Hungary. Then Francesco Penco had returned to the city of Kvarner in 1924, when Fiume was officially annexed to the Kingdom of Italy between demonstrations and parades that had invaded banks, docks, squares and streets.

Many children wave small paper tricolours; the Corso is transformed by the enthusiastic and feverish crowd into a flooding river. Then the sea, the vaporetti, the warships are filmed together with so many people that saturates every available space by displaying flags, pennants and banners. It is the feast for the annexation of Koper to the Kingdom of Italy. An immense crowd parade under what was once the home of the Capodistriano hero, Nazario Sauro. And, in the port, that ship that was called "San Giusto" and of which Sauro had been the commander. Under the house of the hero parade protesters with flags and pennants, including the banner with a skull and an inscription: Knights of Death. It was a group born in the early twentieth century to support the National League.

From Koper to Valle d'Oltra on the southern slope of the hills of Muggia appears the first nucleus of a marine hospice, for children in need of care and poor families. Penco takes one of the seven new pavilions with his lens and photographs its interiors. Then he closes with a group of people in the trees of the garden.

There is also the activity of Cantiere San Rocco di Muggia. The images are the debut of Penco in the shipbuilding industry, which then will mark his entire career. And, among the shipyards resumed, we must mention that of San Bernardino di Pirano, where the author made a series of films in 35 mm film.

Another chapter is dedicated to the Eucharistic Congress of Pula in May 1937, which involved the entire Istrian city but which had its epicenter inside the huge circular space of the Roman Arena. Priests, altar boys, musicians of a symphony orchestra, the Duke of Aosta, the then bishop of Fiume Antonio Santin, pious kneeling women, friars, sailors, men of religious congregations.

The Istrian festival ended in January 1946 in Piran, when the funeral of Maestro Antonio Sema was celebrated. The funeral procession, as the photographs show, is "escorted" by men in uniform with arms over their shoulder.

On Penco’s death in 1950, his study would continue for a dozen years, including the demonstrations in Trieste and the demonstrations that at the time of the Allied Military Government claimed the reunification of the city with Italy.

 

Tullio Silvestri (1880-1963). Artista d'Europa fra Trieste e il Friuli

Dalla Venezia Giulia alle Biennali

Nella ricorrenza dei sessant’anni dalla scomparsa del pittore Tullio Silvestri, l’Istituto Regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, in collaborazione con il Comune di Zoppola, della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, del Comune di Trieste, del Comune di Pordenone, di Arcometa Consorzio Turistico fra le Pro Loco, presenta la prima ampia mostra monografica  dedicata a una personalità artistica di notevole spessore, versata nella pittura, nella musica e nella letteratura. Il progetto dal titolo “Tullio Silvestri artista d’Europa fra Trieste e il Friuli” si articola in una duplice esposizione a Trieste, città di adozione, e a Zoppola, dove Silvestri visse per trent’anni.

Tullio Silvestri fu un artista di respiro internazionale, a contatto con la grande cultura del primo Novecento a Trieste. Intrattenne rapporti di amicizia con molte personalità di spicco dell’arte e della cultura del tempo, da Itali Svevo a James Joice, da Dino Buzzati a Biagio Marin.

Silvestri dipinse molto, affrontò diverse tematiche, quali la ritrattistica, il sacro, il lavoro, vedute e interni, momenti di svago. Fu molto apprezzato per l’uso della tecnica del monotipo, che perfezionò fino a diventarne riconosciuto maestro. Sue opere si conservano nei musei di Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, alla Poetry Collection di Buffalo negli Stati Uniti, e in prestigiose collezioni private.

 

In the 60th anniversary of the disappearance of the painter Tullio Silvestri, the Istituto Regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata in Trieste, in collaboration with the Municipality of Zoppola, Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, Municipality of Trieste,  Municipality of Pordenone, and Arcometa Consorzio Turistico fra le Pro Loco, presents the first great monographic  exhibition dedicated to an artistic personality of considerable importance, skilled in painting, music and literature. The project titled “Tullio Silvestri an artist between Trieste and Friuli” is articulated in a double exposition in Trieste, his adopted town, and Zoppola, where he lived for thirty years.

Tullio Silvestri was an artist of international scope that came into contact with the great culture of the first half of the twentieth century in Trieste. He maintained friendly relationships with many prominent personalities of the art and culture of the time, from Italo Svevo to James Joice, from Dino Buzzati to Biagio Marin.

Silvestri painted a lot, and he addressed various themes, such as portraiture, the sacred, the work, views and interiors, moments of leisure. He was highly regarded for his use of the monotype technique, which he perfected until he became a recognized master in its applications. His artworks are preserved in the museums of Gorizia, Pordenone, Udine and Trieste, in the Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Rome, in the Gallerie degli Uffizi in Florence, in the Poetry Collection in Buffalo, United States, and in prestigious private collections.

 

 

Romolo Venucci. Viaggio verso l'astrazione

Romolo Venucci era nato a Fiume nel 1903 e sarebbe cresciuto in una famiglia numerosa, assieme ad un fratello gemello, tre sorelle ed un altro fratello. Il padre Antonio Francesco Wnoucsek era ungherese, originario di Pecs, venuto a Fiume come ufficiale dell'esercito austroungarico; la madre era Maria Anna Rostand di origine slovena (Carniola).

In una famiglia amante dell’arte come la loro, le serate musicali al suono di violino, violoncello e altri strumenti erano un evento comune. Venucci studiò pittura a Budapest presso la Regia Scuola Superiore Ungherese d’Arte dal 1923 fino al 1927. Il suo professore all’accademia fu l’illustre pittore ungherese János Vaszary, la cui influenza si riconosce nella pittura di Venucci. Già durante periodo degli studi, Venucci espose in mostre collettive di artisti ungheresi e poi in numerose mostre collettive in varie città italiane fra cui Roma (1928), Genova (1931), Fiume (1927, 1933), e Firenze (1933).

Al rientro dagli studi a Budapest Venucci si è piuttosto audacemente avviato allo sviluppo di una propria espressione artistica d’avanguardia, verso orizzonti espressivi cubo-costruttivisti. Si è presentato al pubblico, nella sua città natale, nell’ambito della Seconda Esposizione Internazionale di Belle Arti della città di Fiume, del 1927, assieme ai pittori fiumani del tempo: Carlo Ostrogovich, Mario De Hajnal, Ugo Terzoli, Maria Arnold, Miranda Raicich, Bruno Angheben, Ladislao de Gauss e altri. Nella stampa di Fiume lo hanno denominato giovane pittore originale, artista d’avanguardia dell’ambiente fiumano, nella cui pittura si riconosce il legame con l'avanguardia francese e ungherese. Le opere create in questo periodo costituiscono una parte rilevante del suo opus e oltre al fatto che hanno attratto l’attenzione della critica d’arte, Venucci è riuscito, appunto mediante una specifica scomposizione e deformazione dell’oggetto, aspirando a una maggiore espressività della pittura, a frazionare il mondo della forma instaurando un’intima coesione con le strutture e addentrandosi nella “psicologia“ della percezione dell’oggetto con una conoscenza quasi matematica.

La sua prima mostra individuale fu a Fiume nel 1944. L’anno seguente, assieme allo scultore Vinko Matković e il pittore Vilim Svečnjak, fondò la Società Croata degli Artisti Visivi di Fiume. Oltre ad essere stato presente in numerose esposizioni ed aver creato un opus considerevole in stile realistico, futuristico, cubistico e astratto, Venucci si distinse anche in ambito pedagogico assumendo il ruolo di professore. Nel corso della sua vita partecipò a quattro mostre individuali, tre a Fiume e una in Lombardia, a Varese. Sono state organizzate in suo onore una ventina di mostre postume in ambienti museali di Fiume, Udine (1979), Zagabria (1993/1994), Rovigno (2003) e altrove.

Venucci a Fiume è noto e riconosciuto, ma nonostante in un’occasione, nei primi anni ‘30, fosse stato proclamato il pittore più moderno d'Italia, sfortunatamente oggi non è noto nella storia dell’arte né croata né italiana. Rimane ancora, sia per l’una sia per l’altra. un fenomeno marginale, lontano e sconosciuto. Resta sospeso al di sopra delle impostazioni nazionali del suo tempo. Così è che non possiamo non considerare come una nostra missione il rivelare la sua opera e rivalutarne la prestigiosa posizione che siamo convinti si meriti.

INAUGURAZIONE GIOVEDI' 11 MAGGIO 2023 ALLE ORE 17.30

presso il Museo istriano di via Torino, 8. Ingresso libero.

La mostra rimarrà aperta fino al 2 luglio tutti i giorni con i seguenti orari: 10.30-12.30 e 16.30-18.30.

ILLUSTRISSIMI. La pubblicità nel segno di tre grandi illustratori

AMSTICI    BARTOLI    SPIKIC

Dalla matita, ai pennarelli, all’acrilico, all’aerografo, al computer. Da mezzo secolo è questo il percorso operativo quasi obbligato che gli illustratori dei messaggi pubblicitari hanno affrontato, inchinandosi infine al dominio assoluto del digitale. La creatività ne è stata francamente mortificata. Anche per questo pare giusto e opportuno recuperare l'opera di tre grandi illustratori "cartacei" che già si meritarono una mostra a Trieste, nel 1983: Giampaolo Amstici, triestino, Giuliano Bartoli, nativo d'Isola d'lstria, Tomislav Spikic, nato a Zagabria da madre triestina. Illustratori al servizio di famose agenzie pubblicitarie e di famosi marchi da reclamizzare, illustratori diversi ma diversamente inconfondibili, ancora estranei all’invasione della computergrafica ovvero suoi utilizzatori (è il caso di Bartoli e della sua partner Patrizia Elli) solo come soluzione tecnica conclusiva di una creazione "pittorica".

E appunto pittori puri si sono segretamente sentiti, sempre, questi Tre Moschettieri, qui riuniti a quarant’anni dalla loro prima esibizione triestina. Oggi Spikic, uscito dal mondo profondamente mutato della pubblicità, dipinge per proprio diletto: singolari, suggestivi ritratti e scene di gruppo. Amstici, prematuramente mancato nel 2014, ha lasciato ai suoi estimatori l'affascinante serie delle Nuvole. Bartoli, con EIIi, inventa simpatiche variazioni sul curioso tema delle Balene.

Ma le loro performance in ambito strettamente pubblicitario, che ebbero il proprio clou negli anni Ottanta e Novanta del secolo scorso, rimangono a testimonianza di quanta libera e felice inventiva potesse scaturire dalle maglie strette imposte dalle agenzie e dai clienti, e dalle necessità del marketing. "Rivali" ma colleghi e amici, Amstici, Bartoli-Elli e Spikic hanno attinto spesso a fonti ispirative comuni: la grafica "made in Usa" di un Norman Rockwell (caro soprattutto ad Amstici), la fantasy (fonte ispirativa per tutti e tre), un pizzico di surrealismo non privo di humour, una spruzzata di candida naïveté (Spikic soprattutto).

È lecito (e auspicabile) ritenere che, in tempi tanto mutati e con tecnologie tanto avanzate, la loro lezione possa essere ancora oggi valida per i molti giovani talenti cha al mondo dell’illustrazione si accostano, spesso affidandosi, più che alle matite o all’aerografo, ai tasti di strumenti sempre più evoluti, ma pure tirannici. Disegnare e dipingere necesse est, e viene prima di tutto. Digitare eventualmente dopo.

La mostra è aperta tutti i giorni dal 15 luglio al 3 settembre dalle ore 10.00 - 12.30 e dalle 16.30 - 19.30 (la domenica chiude alle ore 19.00).

 

 

Advertising in the sign of three great illustrators

Amstici Bartoli Spikic

From pencils to felt-tip pens, brushes, acrylic, airbrush and computer. For half a century, this has been the almost mandatory design path that advertising illustrators have taken, finally bowing to the absolute dominance of digital. Creativity has been frankly mortified. This is also why it seems right and proper to recover the work of three great ‘paper’ illustrators who already deserved an exhibition in Trieste in 1983: Giampaolo Amstici, from Trieste, Giuliano Bartoli, a native of Isola d’Istria, and Tomislav Spikic, born in Zagreb of a Triestine mother.

Illustrators at the service of famous advertising agencies and famous brands to advertise; illustrators who are different but differently unmistakable, still strangers to the invasion of computer graphics or who use it ( this is the case of Bartoli and his partner Patrizia Elli) only as a final technical solution to a ‘pictoral’ creation.

And indeed, pure painters have always secretly felt themselves to be the Three Musketeers, reunited here forty years after their first exhibition in Trieste. Today, Spikic, who has emerged from the profoundly changed world of advertising, paints for his own pleasure: singular, evocative portraits and group scenes. Amstici, who died prematurely in 2014, left his admirers the fascinating Clouds series. Bartoli, with Elli, invents nice variations on the curious theme of whales.

But their performances in the strictly advertising sphere, which had their climax in the 1980s and 1990s, bear witness to how much free and happy inventiveness could spring from the tight constraints imposed by agencies and clients, and the needs of marketing. ‘Rivals’ but colleagues and friends, Amstici, Bartoli-Elli and Spikic often drew on common inspirational sources: the ‘made in USA’ graphics of a Norman Rockwell (dear above all to Amstici), fantasy (inspirational source for all three), a pinch of surrealism not devoid of humor, a touch of candid naïveté (Spikic above all).

It is legitimate (and desirable) to believe that, in such changed times and with such advanced technologies, their lesson may still be valid today for the many young talents who are approaching the world of illustration, often relying on the keys of increasingly evolved but also tyrannical instruments rather than on pencils or airbrushes. Drawing and painting necesse est, and comes first. Typing may come later.

The exhibition is open every day from 15 July to 3 September from 10.00 - 12.30 and from 16.30 - 19.30 (Sunday closes at 19.00).