FRA FLORA E FAUNA. Uno sguardo nel tempo alla natura nella Venezia Giulia

Inaugurata venerdì 13 settembre alle ore 17.30 presso l'IRCI/Museo Istriano di via Torino, 8

La mostra rimarrà aperta fino a domenica 13 ottobre tutti i giorni 10.30-12.30/16.30-19.00

L’Istria è una penisola con una meravigliosa biodiversità

La sua posizione geografica è “strategica”. La penisola è infatti situata lungo le coste del mare Mediterraneo, ma pressoché nel punto più a nord di questo dove vi è la congiunzione e l’avvicinamento al mare della catena montuosa delle Dinaridi, con la catena montuosa delle Alpi. In più, la piccola penisola istriana e situata nel punto di contatto tra due ben più grandi penisole, la penisola balcanica e quella italiana.

Cosa comporta tutto ciò per la biodiversità? L’Istria costiera e meridionale è abitata da fauna e flora mediterranee, mentre nell’Istria settentrionale e montana, possiamo trovare fauna e flora di tipo centroeuropeo e addirittura alpino.

Durante i freddi periodi delle glaciazioni, la penisola italiana e quella balcanica sono state due distinti “rifugi glaciali” ovvero due differenti zone in cui fauna e flora hanno trovato rifugio dagli aridi e inospitali ghiacci. Col mare in mezzo e con il ghiaccio sopra, per migliaia di anni molti animali e molte piante delle due penisole (quella italica e quella balcanica) non sono potuti venire a contatto; così, si sono lentamente evolute due flore e due faune diverse e distinte che solo dopo migliaia di anni di separazione sono venute in contatto proprio nella penisola istriana, che oggi ospita sia specie italiche che specie balcaniche.

Anche la geologia gioca un ruolo chiave ricca la biodiversità dell’Istria che è costituita prevalentemente da calcari e da terreni derivati dalla loro trasformazione (le cosiddette “Istria Bianca” e “Istria Rossa”), ma nel centro della penisola vi è una zona di marne e arenarie, con terreni argillosi e sabbiosi (“Istria Gialla” e “Istria Grigia”). Sono rocce e terreni che formano paesaggi molto diversi per forma, idratazione e composizione chimica. La zona calcarea è molto carsificata e ricca di grotte, dove vive il rarissimo Proteo, una salamandra adattatasi da decine di millenni alla vita sotterranea. Vicino, le marne e le arenarie argillose non permettono la carsificazione e numerosi sorgenti danno vita a torrenti, rii e fiumi con valli alluvionali, boschi paludosi, dove vive isolato un altro animale raro e protetto: l’elusiva Rana di Lataste.

Altro pregio dell’Istria è dovuto alla morfologia. In questa piccola penisola mediterranea si susseguono zone costiere frastagliate oppure lineari, pianure, colline, valli e altipiani; fino a veri e propri rilievi montuosi, come il Monte Maggiore che domina la penisola dai suoi 1.400 metri e ospita una biodiversità tipicamente montana, con stupente faggete e cime con addirittura il Pino Mugo e le Stelle Alpine; il tutto però affacciato direttamente sul mare.

Più all’interno, zone pianeggianti paludose sono fitte di canneti dove cantano e nidificano i Canareccioni, mentre poco più in là si possono trovare aride ed aspre pareti di roccia dove occhieggia fiero il raro Algiroide Magnifico, una lucertola esclusiva delle rupi balcaniche.

Millenni, poi, di presenza umana hanno modificato, anche radicalmente, gli ambienti, agevolando la presenza di alcune specie a scapito di altre. Così, nei pascoli e nei coltivi sorti al posto di fitti boschi naturali, troviamo oggi le cinguettanti Allodole, che ora volano pure sopra le zone artificialmente prosciugate che hanno sostituito quello che fu il grande lago di Ceppi (a nord di Albona) dove prosperavano le Lontre (Lutra lutra) e le Oche Selvatiche (Anser anser). Le stesse Oche Selvatiche che oggi sono però ritornate dove l’uomo ha capito che certe zone non solo vanno lasciate alla natura, ma possono pure essere ripristinate e rinaturalizzate.

Oggi, proteggere la natura, soprattutto una natura unica, complessa e meravigliosa come quella dell’Istria, significa proteggere noi stessi, proteggerci dai nostri stessi egoismi più miopi, garantendoci un futuro di benessere.

 

Istria is a peninsula with wonderful biodiversity

Its geographical position is "strategic". The peninsula is located along the coast of the Mediterranean Sea, but almost at the point where the Dinarids meet and approach the sea, with the mountain range of the Alps. In addition, the small Istrian peninsula is situated at the point of contact between two much larger peninsulas, the Balkan and Italian peninsulas.

What does this mean for biodiversity? Coastal and southern Istria is inhabited by Mediterranean fauna and flora, while in northern and mountainous Istria we can find fauna and flora of the Central European and even Alpine type.

During the cold periods of glaciations, the Italian and Balkan Peninsula were two distinct "glacial refuges" or two different areas where fauna and flora found refuge from the arid and inhospitable ice. With the sea in the middle and the ice above, for thousands of years many animals and plants of the two peninsulas (the Italic and the Balkan) could not come into contact; Thus, two different and distinct flora and fauna have slowly evolved that only after thousands of years of separation came into contact precisely in the Istrian peninsula, which today hosts both Italian species and Balkan species.

The geology also plays a key role rich biodiversity of Istria which is mainly composed of limestone and soils derived from their transformation (so-called "White Istria" and "Red Istria"), but in the center of the peninsula there is an area of marls and sandstones, with clay and sandy soils ("Yellow Istria" and "Grey Istria"). Rocks and soils that form very different landscapes in shape, hydration and chemical composition. The limestone area is very karsified and rich in caves, where lives the rare Proteus, a salamander adapted for decades to underground life.

Nearby, the marls and clay sandstones do not allow carsification and numerous sources give life to streams, rivers and rivers with alluvial valleys, swampy forests, where another rare and protected animal lives isolated: the elusive Lataste frog.

Another advantage of Istria is its morphology. In this small Mediterranean peninsula there are jagged or linear coastal zones, plains, hills, valleys and plateaus; up to real mountain reliefs, like Monte Maggiore that dominates the peninsula from its 1,400 meters and hosts a biodiversity typically mountain, with amazing beech trees and peaks with even the Pino Mugo and the Alpine stars; all but overlooking the sea.

Further inland, swampy plains are dense with reeds where the Canary birds sing and nest, while a little further you can find arid and rugged rock walls where the rare Algiroide Magnifico, a lizard exclusive to the Balkan cliffs, proudly looks on.

Millennia of human presence have changed, even radically, the environments, facilitating the presence of some species to the detriment of others. Thus, in the pastures and crops that arose in place of dense natural forests, we find today the chirping Alodes, which now also fly over the artificially dried areas that have replaced what was the great lake of Ceppi (north of Albona) where the otters thrived  (Lutra lutra) and the Wild Geese (Anser anser). The same Wild Geese that today have returned, however, where man has understood that certain areas should not only be left to nature, but can also be restored and renaturalized.

Today, protecting nature, especially a unique, complex and wonderful nature like that of Istria, means protecting ourselves, protecting us from our own short-sighted egoisms, guaranteeing us a future of well-being.

ILLUSTRATORI nella Venezia Giulia

MOSTRA "ILLUSTRATORI NELLA VENEZIA GIULIA" 

Inaugurata venerdì 10 maggio alle ore 17.30 presso l'IRCI/Museo Istriano di via Torino, 8

La mostra rimarrà aperta fino a domenica 13 ottobre tutti i giorni 10.30-12.30/16.30-19.00

ILLUSTRATORI … ah, chi erano costoro? Poi “nella Venezia Giulia”. Quindi solo qua, da noi, in una regione che non esiste più (se non in minima parte e accorpata al Friuli) dopo che si è persa tutta l’Istria alla fine della Seconda Guerra Mondiale.

Pure l’illustrazione, in senso lato, sia essa nata per corredare un libro, per rendere briosa una copertina, per essere pubblicità, per dare significato estetico ad una ricorrenza, per diventare fumetto, per decorare diplomi o illuminare ex-libris,  per far bella la confezione di un prodotto o per affascinare un menù con un’immagine prima di gustarne le offerte culinarie o, ancora, per qualunque cosa serva linea e colore affinché questa sia più accattivante, insomma l’illustrazione in questa nostra terra è stata regina perché Trieste in testa, ma tutta la Venezia Giulia, ha dato i natali ad un numero enorme di illustratori. Molti assai bravi, alcuni bravissimi e, addirittura, maestri.

Con Leopoldo Metlicovitz e Marcello Dudovich, triestini, siamo in caput mundi, si tratta di veri maestri che hanno segnato la strada nazionale e internazionale della nascita del manifesto “moderno”, quello che , appena uscito dalle prove ottocentesche, trova la sua dimensione come “nuova arte” e apre un Novecento che dal liberty viaggerà verso il decó, visiterà le avanguardie e troverà lezione nel futurismo, nel costruttivismo, fino a giungere all’astratto e, in qualche modo chiudersi, nella pop art.

Questa mostra viaggia nelle esperienze, sviluppate grossomodo nella prima metà del secolo passato,  di una sessantina di artisti, nati o operativi nella Venezia Giulia. Alcuni sono notissimi, come i maestri citati, altri meno conosciuti eppure, per certi versi e per talune opere, degni di essere inseriti nel palcoscenico dei grandi.

È il caso di Giuseppe Sigon, amico e sodale di Metlicovitz, che, da pittore interno della Modiano di Trieste, ma uscito dalle scuderie della milanese Tensi (e, forse, anche in collaborazione con la Ricordi), può definirsi, a ragione, l’iniziatore del cartellonismo giuliano. Ma bisognerebbe, quasi in parallelo, citare altri nomi come quello di Antonio Bauzon e non scordare Pier Antonio Sencig o le figure di  Gino de Finetti, nato a Pisino d’istria,  e Guido Marussig, se non, addirittura, andare a quelle dei marinisti Flumiani e Grimani, o ancora a Giovanni  Zangrando e, per estensione, non scordarsi di altri pittori puri che, sia pur qualche volta con ritegno, seppero dar esempio di arte applicata di alto livello con la creazione di manifesti eccezionali. È il caso di Glauco Cambon e, subito dopo, di Argio Orell, Vito Timmel, fino a Ugo Carà, scultore, ma con esperienze grafiche applicate alla corte di Gio Ponti. Un mare infinito.

Come scordare Gustavo Petronio, che seppe illustrare, dai primi del Novecento a tutti gli ’30 (e oltre), ricorrenze patriottiche, pubblicità, creare fumetti e, soprattutto, “inventare” il cartone animato italiano fino a depositare il brevetto dell’Autarcolor? E, di seguito, Orfeo (Orfeo Toppi), fratello di Giove, il disegnatore di Nerbini, che fra vignette, grafiche pubblicitarie, caricature, era onnipresente nel capoluogo giuliano fra gli anni ’20 e ’50. O Sante Bidoli o Nino Ferenzi o ancora Marcello Claris, uomo dalla grafica essenziale, nato a Pola, come Gigi Vidris, il vignettista de El spin e, in seguito, di Candido, o il dalmata aeropittore Tullio Crali o Urbano Corva, fiumano, futurista nell’applicato con modi non lontani da Depero, o Saxida o Dabovich, dalla grafica di una squisita eleganza. E  Coelli, di Pirano d’Istria, Torelli, i triestini Flori Finazzer, Quaiatti, Ranzatto, Giordani, Valenti, Britz, i fratelli Gregori  (istriani), Zanverdiani … Un mare infinito.

 

OPENING OF THE EXHIBITION "ILLUSTRATORS IN VENEZIA GIULIA"

Friday, May 10 at 17.30 at the IRCI/ Museo Istriano in via Torino, 8

The exhibition will be open until 30 June every day 10-12.30/16.30-18.30

Illustrators... ah, who were they? And “in Venezia Giulia.” So only here, with us, in a region that no longer exists (except in a minimal part and merged with Friuli) after losing all of Istria at the end of the Second World War.

Even illustration, in a broad sense, whether it was born to accompany a book, to enliven a cover, to be an advertisement, to give aesthetic meaning to an event, to become a comic, to decorate diplomas or illuminate ex-libris, to beautify a product’s packaging, or to fascinate a menu with an image before tasting its culinary offerings, or, again, for whatever purpose line and color are needed to make something more captivating, in short, illustration in our land has been queen because Trieste at the forefront, but all of Venezia Giulia, has given birth to a huge number of illustrators. Many very skilled, some extremely talented, and even masters.

With Leopoldo Metlicovitz and Marcello Dudovich, from Trieste, we are in the caput mundi, they are true masters who have marked the national and international path of the birth of the “modern” poster, the one that, just out of nineteenth-century experiments, finds its dimension as “new art” and paves the way to a twentieth century where styles move from from liberty to deco, visiting also avant-gardes and finding inspiration in futurism and constructivism, before culminating in abstract and eventually pop art. This exhibition takes us through the experiences, developed roughly in the first half of the last century, of about sixty artists, born or active in Venezia Giulia. Some are well-known, like the mentioned masters, others less known and yet, in some ways and for certain works, worthy of being included among the great artists.

Consider Giuseppe Sigon, a contemporary and collaborator of Metlicovitz, whose work as an interior painter at Modiano in Trieste, and later with Milan’s Tensi (perhaps even with Ricordi), earned him the title of the initiator of poster art in Venezia Giulia.

Alongside Sigon, we encounter other notable names such as Antonio Bauzon, Pier Antonio Sencig, Gino de Finetti, born in Pisino d’Istria, and Guido Marussig, each contributing in their unique way to the rich tapestry of artistic expression. And let’s not forget the marinists Flumiani and Grimani, or even Giovanni Zangrando as well as other pure painters who, even if sometimes with restraint, knew how to set an example of high-level applied art with the creation of exceptional posters. This is the case of Glauco Cambon and, immediately after, of Argio Orell, Vito Timmel, up to Ugo Carà, a sculptor, but with graphic experiences applied to Gio Ponti’s court. An endless sea. Let’s also remember Gustavo Petronio, whose extensive career stretched from the early 1900s well into the 1930s, and beyond. He delved into patriotic themes, advertising, comics, and notably broke new ground in Italian animation with his invention, Autarcolor. Following closely in his footsteps was Orfeo Toppi, brother of Giove, the illustrator of Nerbini, who between cartoons, advertising graphics, caricatures, was omnipresent in the capital of Venezia Giulia between the ‘20s and ‘50s. Or Sante Bidoli or Nino Ferenzi or even Marcello Claris, a man of essential graphics, born in Pola, like Gigi Vidris, the cartoonist of El spin and, later, of Candido, or the Dalmatian aeropainter Tullio Crali or Urbano Corva, from Fiume, futurist in applied art not far from Depero, or Saxida or Dabovich, with graphics of exquisite elegance. And Coelli, from Pirano d’Istria, Torelli, the Triestine Flori Finazzer, Quaiatti, Ranzatto, Giordani, Valenti, Britz, the Gregori brothers (from Istria), Zanverdiani... An endless sea.

Tullio Silvestri (1880-1963). Artista d'Europa fra Trieste e il Friuli

Dalla Venezia Giulia alle Biennali

Nella ricorrenza dei sessant’anni dalla scomparsa del pittore Tullio Silvestri, l’Istituto Regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata di Trieste, in collaborazione con il Comune di Zoppola, della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, del Comune di Trieste, del Comune di Pordenone, di Arcometa Consorzio Turistico fra le Pro Loco, presenta la prima ampia mostra monografica  dedicata a una personalità artistica di notevole spessore, versata nella pittura, nella musica e nella letteratura. Il progetto dal titolo “Tullio Silvestri artista d’Europa fra Trieste e il Friuli” si articola in una duplice esposizione a Trieste, città di adozione, e a Zoppola, dove Silvestri visse per trent’anni.

Tullio Silvestri fu un artista di respiro internazionale, a contatto con la grande cultura del primo Novecento a Trieste. Intrattenne rapporti di amicizia con molte personalità di spicco dell’arte e della cultura del tempo, da Itali Svevo a James Joice, da Dino Buzzati a Biagio Marin.

Silvestri dipinse molto, affrontò diverse tematiche, quali la ritrattistica, il sacro, il lavoro, vedute e interni, momenti di svago. Fu molto apprezzato per l’uso della tecnica del monotipo, che perfezionò fino a diventarne riconosciuto maestro. Sue opere si conservano nei musei di Gorizia, Pordenone, Udine e Trieste, alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna di Roma, alle Gallerie degli Uffizi di Firenze, alla Poetry Collection di Buffalo negli Stati Uniti, e in prestigiose collezioni private.

 

In the 60th anniversary of the disappearance of the painter Tullio Silvestri, the Istituto Regionale per la Cultura istriano-fiumano-dalmata in Trieste, in collaboration with the Municipality of Zoppola, Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste, Municipality of Trieste,  Municipality of Pordenone, and Arcometa Consorzio Turistico fra le Pro Loco, presents the first great monographic  exhibition dedicated to an artistic personality of considerable importance, skilled in painting, music and literature. The project titled “Tullio Silvestri an artist between Trieste and Friuli” is articulated in a double exposition in Trieste, his adopted town, and Zoppola, where he lived for thirty years.

Tullio Silvestri was an artist of international scope that came into contact with the great culture of the first half of the twentieth century in Trieste. He maintained friendly relationships with many prominent personalities of the art and culture of the time, from Italo Svevo to James Joice, from Dino Buzzati to Biagio Marin.

Silvestri painted a lot, and he addressed various themes, such as portraiture, the sacred, the work, views and interiors, moments of leisure. He was highly regarded for his use of the monotype technique, which he perfected until he became a recognized master in its applications. His artworks are preserved in the museums of Gorizia, Pordenone, Udine and Trieste, in the Galleria Nazionale d’Arte Moderna in Rome, in the Gallerie degli Uffizi in Florence, in the Poetry Collection in Buffalo, United States, and in prestigious private collections.

 

 

Istria ripresa e fotografata da Penco

Mezzo secolo, dagli inizi del Novecento, con l’arrivo dell’elettricità e dei primi tram, fino alla Guerra mondiale e alle occupazioni militari di Trieste: i nazisti, poi gli slavi di Tito, infine gli Anglo Americani.

È questo l’intervallo temporale in cui ha operato Francesco Penco, prima fotografo, poi cinereporter e documentarista. Il territorio in cui ha svolto il suo lavoro ha avuto come epicentro Trieste ma ha coinvolto saltuariamente Fiume, Pola, Pirano, Monfalcone, Venezia, Udine e Lubiana.

Le immagini proposte nel catalogo e in questa mostra, dedicata all’Istria e a Fiume, son quanto si è salvato, nel corso degli anni, dalla dispersione dell’archivio di Francesco Penco: sono “isole”, a volte arcipelaghi, ma anche scogli solitari nel grande mare della storia di queste terre. Gli episodi, le fotografie su cui ci si sofferma rappresentano comunque un catalizzatore per la memoria e aprono scenari che si ritenevano chiusi per sempre nella nebbia che ci assedia e, magari, tenta di farci dimenticare.    

Si parte da lontano, dai primissimi anni del Novecento quando il protagonista di questa rassegna era stato a Fiume, allora porto dell’Ungheria. Poi Francesco Penco era ritornato nella città del Quarnero nel 1924, quando Fiume era stata annessa ufficialmente al Regno d’Italia tra manifestazioni e cortei che avevano invaso rive, banchine, piazze e vie.

Tanti bambini sventolano piccoli tricolori di carta; il Corso è trasformato dalla folla entusiasta e febbricitante in un fiume in piena. Poi Il mare, i vaporetti, le navi da guerra vengono filmati assieme a tanta gente che satura ogni spazio disponibile esibendo bandiere, gagliardetti e stendardi. È la festa per l’annessione di Capodistria al Regno d’Italia. Una folla immensa sfila sotto quella che fu l’abitazione dell’eroe capodistriano, Nazario Sauro. E, nel porto, quella nave che si chiamava “San Giusto” e di cui Sauro era stato il comandante. Sotto la casa dell’eroe sfilano manifestanti con bandiere e gagliardetti, tra cui si nota lo stendardo con un teschio e una scritta: Cavalieri della Morte. Era un gruppo triestino nato nei primi anni del Novecento per supportare la Lega Nazionale.

Da Capodistria a Valle d’Oltra sul versante meridionale delle colline di Muggia appare il primo nucleo di un Ospizio marino, per bambini bisognosi di cure e di famiglie povere. Penco riprende col suo obiettivo uno dei sette nuovi padiglioni e ne fotografa gli interni. Poi chiude con un gruppo di persone tra gli alberi del giardino.

C’è anche l’attività del Cantiere San Rocco di Muggia. Le immagini sono l’esordio di Penco nel settore cantieristico, che poi segnerà tutto il suo percorso professionale. E, tra i cantieri navali ripresi, va citato quello di San Bernardino di Pirano, dove l’autore realizzò una serie di filmati in pellicola 35 millimetri.

Un altro capitolo è dedicato al Congresso eucaristico di Pola del maggio 1937 che coinvolse tutta la città istriana ma che ebbe il suo epicentro all’interno dell’enorme spazio circolare dell’Arena romana. Sacerdoti, chierichetti, musicisti di un’orchestra sinfonica, il Duca d’Aosta, l’allora vescovo di Fiume Antonio Santin, pie donne inginocchiate, frati, marinai, uomini di congregazioni religiose.

La rassegna istriana si conclude nel gennaio del 1946 a Pirano, quando furono celebrati i funerali del maestro Antonio Sema. Il corteo funebre, come mostrano le fotografie, è “scortato” da uomini in divisa con le armi a tracolla.

Alla morte di Penco, nel 1950, il suo studio avrebbe proseguito l’attività per una dozzina d’anni, riprendendo tra l’altro le manifestazioni triestine e i cortei che all’epoca del Governo militare alleato rivendicavano il ricongiungimento della città all’Italia.

 

ISTRIA

Shot and photographed by Francesco Penco

Half a century, from the beginning of the twentieth century, with the arrival of electricity and the first trams, until the World War and the military occupations of Trieste: the Nazis, then the Slavs of Tito, finally the Anglo Americans.

This is the time interval in which Francesco Penco worked, first photographer, then film reporter and documentary filmmaker. The territory in which he has done his work has had as its epicenter Trieste but has involved occasionally Fiume, Pola, Piran, Monfalcone, Venice, Udine and Ljubljana.

The images in the catalogue and in this exhibition, dedicated to Istria and Rijeka, are what has been saved, over the years, from the dispersion of the archive of Francesco Penco: they are "islands", sometimes archipelagos, but also solitary rocks in the great sea of the history of these lands. The episodes, the photographs on which we dwell, however, represent a catalyst for memory and open scenarios that were considered closed forever in the fog that besieges us and, perhaps, tries to make us forget.   

It starts from afar, from the early years of the twentieth century when the protagonist of this exhibition had been in Rijeka, then a port of Hungary. Then Francesco Penco had returned to the city of Kvarner in 1924, when Fiume was officially annexed to the Kingdom of Italy between demonstrations and parades that had invaded banks, docks, squares and streets.

Many children wave small paper tricolours; the Corso is transformed by the enthusiastic and feverish crowd into a flooding river. Then the sea, the vaporetti, the warships are filmed together with so many people that saturates every available space by displaying flags, pennants and banners. It is the feast for the annexation of Koper to the Kingdom of Italy. An immense crowd parade under what was once the home of the Capodistriano hero, Nazario Sauro. And, in the port, that ship that was called "San Giusto" and of which Sauro had been the commander. Under the house of the hero parade protesters with flags and pennants, including the banner with a skull and an inscription: Knights of Death. It was a group born in the early twentieth century to support the National League.

From Koper to Valle d'Oltra on the southern slope of the hills of Muggia appears the first nucleus of a marine hospice, for children in need of care and poor families. Penco takes one of the seven new pavilions with his lens and photographs its interiors. Then he closes with a group of people in the trees of the garden.

There is also the activity of Cantiere San Rocco di Muggia. The images are the debut of Penco in the shipbuilding industry, which then will mark his entire career. And, among the shipyards resumed, we must mention that of San Bernardino di Pirano, where the author made a series of films in 35 mm film.

Another chapter is dedicated to the Eucharistic Congress of Pula in May 1937, which involved the entire Istrian city but which had its epicenter inside the huge circular space of the Roman Arena. Priests, altar boys, musicians of a symphony orchestra, the Duke of Aosta, the then bishop of Fiume Antonio Santin, pious kneeling women, friars, sailors, men of religious congregations.

The Istrian festival ended in January 1946 in Piran, when the funeral of Maestro Antonio Sema was celebrated. The funeral procession, as the photographs show, is "escorted" by men in uniform with arms over their shoulder.

On Penco’s death in 1950, his study would continue for a dozen years, including the demonstrations in Trieste and the demonstrations that at the time of the Allied Military Government claimed the reunification of the city with Italy.