MODERNISMI. La Venezia Giulia fra Liberty e Art Déco

Venerdì, 31 ottobre alle ore 17.30, nelle sale espositive del piano terra del Museo istriano, in via Torino 8, a Trieste, l’I.R.C.I., Istituto Regionale per la Cultura Istriano-fiumano-dalmata, ha inaugurato la nuova mostra.

Questa mostra è un tentativo di uno sguardo d’insieme nell’arte - meglio dire: nelle arti – della Venezia Giulia, con l’occhio rivolto anche a Fiume e alla Dalmazia dall’inizio del Novecento sino agli anni Trenta del secolo trascorso. Una visione a 360 gradi fra architettura, scultura, decorazione, pittura, illustrazione, arti applicate, artigianato, “costume”, cercando il tempo, l’artista e l’opera e andando ad incontrare sì chi nacque, visse e creò in quest’area, ma anche chi trovò fortuna altrove e qui non sarebbe più tornato e per la Venezia Giulia non avrebbe mai, o quasi, dato. Ancora: in mostra vediamo anche altre realtà e altri geni, di altri luoghi, che produssero per la nostra terra. E un ultimo spunto: la Venezia Giulia vivrà i tempi fra il Liberty e il Déco celando e scoprendo dietro le occhiaie liberty dei palazzi, oltre quei muri che poi si squadreranno più secchi quando il decoro floreale lascerà spazio alle semplificazioni, mille sorprese nell’arredo e nell’oggetto che fa bella la casa. Porcellane, ceramiche, bronzi, vasi, vetri, pannelli che in trenta/quarant’anni ci mostreranno quanto questa terra sia stata capace di accogliere ed apprezzare il meglio che il mercato poteva offrire. A Trieste, ma anche a Pola, a Fiume, a Gorizia, non sarà difficile ritrovare oggetti di grandi firme, il servizio di bicchieri che esce dal disegno di Hoffmann, il piatto della Wiener Werkstätte, la donnina in bronzo di Chiparus, il vaso di Gallé o la ciotola di Lalique. Fino a scoprire che anche in case non ricchissime poteva trovare spazio una ceramica della Lenci, una testa femminile inventata da Sandro Vacchetti, una piastrella di Gio Ponti, un pochoir di Brunelleschi o un bucchero, se non un bronzo, di Cambellotti. Anche questa sarà la Venezia Giulia fra Liberty e Déco, quella che in questa rassegna cercheremo di mostrare.

Liberty. Alzi gli occhi, giri per Trieste, trovi facciate, strutture, decorazioni, portoni e portali. A Fiume la stessa cosa. Architetti, alcuni grandi, una manciata grandissimi, alcuni assai poco noti. Pure l’impronta secessionista, il colpo di frusta da japonisme o la razionalizzazione di cerchi e linee rette da Wiener Werkstätte, offrono toni e colpi da maestro. Decoratori, gli uomini che servono per condire la scena delle scelte dell’architetto, se non scultori per dare un profumo ancora più forte. Fiori stilizzati, la rosa di Mackintosh, ripresa e perpetuata sulle facciate delle case.

Déco. Nelle cose, più che nelle case. A volte, sulle case; sicuramente, dentro le case.

Scultura. Da Ruggero Rovan sino a Ivan Rendić, poi Giovanni Marin che liberteggia e, dopo un attimo, Attilio Selva. Poi c’è Franco Atschko-Asco, ci sono i suoi allievi, si trasfigura: Déco? Qui il pensiero va verso due scultori giovanissimi, Marcello Mascherini e Ugo Carà.

Naturalmente, pittura e illustrazione poiché sovente il pittore è anche illustratore. E viceversa. Nella Venezia Giulia individuare un pittore che sia squisitamente liberty oppure definibile déco non è cosa facile. Rudolf Kalvach, viennese/triestino, cos’è? Come definire, dove inserire le xilografie del porto di Trieste? Ma, poi, nella sua esperienza alla Wiener Werkstätte, quelle cartoline con gli esseri grotteschi, in colori forti e, soprattutto, netti sono Secessione?

Argio Orell, con studi monacensi, allievo di von Stuck, può essere inserito nella dimensione secessionista, per un periodo e per parte della sua produzione. Così Vito Timmel, che fu a Vienna e avrebbe voluto essere, senza riuscirsi, allievo di Klimt. E di chiara e squisita ispirazione klimtiana restano alcune sue opere superbe. Poi, però, tanto quanto Orell, in pittura, si avvicinerà ai canoni novecentisti, altrimenti i modi di Timmel potranno essere inseriti in una dimensione déco, anche qui, però, per un periodo e per parte della sua produzione. Liberty, senz’altro, sarà il poco noto, eppure formidabile, allievo di Orell, Umberto Schiavon, che ci ha lasciato alcune opere di rara efficacia e di eccelsa capacità decorativa. Egli esemplificherà in maniera suggestiva il passaggio dal Liberty al Déco.

Déco: il più genuino esempio nostro è Mariella Polli, in arte Popi. “Figurinista” la Popi, negli anni Trenta, interpretò l’Art Déco con uno stile da farsi rivale a Gio Ponti e le sue donnine, le deliziosamente frivole cocotte, i profili che nulla hanno da invidiare agli Accornero, i colori pastello e l’uso dell’argento e della porporina, ne fecero la perfetta interprete del momento.

Forse tutto questo lo avremmo potuto trovare ovunque. Ma la nostra è stata terra di passaggio, con un mare grande, con navi che imbarcavano e sbarcavano, terra di incontro di gente e di gusti, di nuovo ed antico. Sì, fra il nascere del Novecento e gli anni Trenta, pur con una guerra grande in mezzo e una che sarebbe arrivata a rivoltare il mondo, l’arte, anche nelle piccole cose, l’arte, anche nel quotidiano, sarebbe arrivata da ogni dove, a portare opere grandi e minime, a mostrare segni. Fra Liberty e Déco. E questi che vedrete sono solo piccoli spunti.

La mostra, con ricco catalogo, resterà aperta fino al 1° febbraio 2026, ogni giorno con il seguente orario: 10.30-12.30 e 16.30-18.30. INGRESSO LIBERO

On Friday, 31 October at 5.30 pm, in the exhibition rooms on the ground floor of the Istrian Museum, in via Torino 8, in Trieste, IRCI, the Istrian-Fiume-Dalmatian Regional Institute for Culture, inaugurated the new exhibition.

This exhibition is an attempt at an overall look at the art - better said: in the arts – of Venezia Giulia, with an eye also turned to Fiume and Dalmatia from the beginning of the twentieth century until the 1930s. A 360-degree vision between architecture, sculpture, decoration, painting, illustration, applied arts, craftsmanship, “customs”, seeking time, the artist and the work and going to meet those who were born, lived and created in this area, but also those who found fortune elsewhere and would never return here and would never, or almost never, give for Venezia Giulia. Again: on display we also see other realities and other geniuses, from other places, who produced for our land. And one last idea: Venezia Giulia will experience the times between Liberty and Deco by hiding and discovering behind the Art Nouveau dark circles of the buildings, beyond those walls that will then become drier when the floral decoration leaves room for simplifications, a thousand surprises in the furnishings and in the object that makes the house beautiful. Porcelain, ceramics, bronzes, vases, glass, panels that in thirty/forty years will show us how much this land has been able to welcome and appreciate the best that the market could offer. In Trieste, but also in Pula, in Fiume, in Gorizia, it will not be difficult to find objects from big names, the set of glasses that comes from Hoffmann's design, the plate from the Wiener Werkstätte, the bronze woman from Chiparus, the vase from Gallé or Lalique's bowl. Until he discovered that even in not very rich houses there could be space for a Lenci ceramic, a female head invented by Sandro Vacchetti, a tile by Gio Ponti, a pochoir by Brunelleschi or a bucchero, if not a bronze, by Cambellotti. This too will be the Venezia Giulia between Liberty and Deco, the one that we will try to show in this exhibition.

Liberty. You raise your eyes, you go around Trieste, you find facades, structures, decorations, doors and portals. The same thing in Rijeka. Architects, some large, a handful very large, some very little known. Even the secessionist imprint, the japonisme whiplash or the rationalization of circles and straight lines by Wiener Werkstätte, offer master tones and strokes. Decorators, the men who serve to season the scene of the architect's choices, if not sculptors to give an even stronger scent. Stylized flowers, the Mackintosh rose, taken up and perpetuated on the facades of houses.
Phosphor. In things, more than in homes. Sometimes, on houses; definitely, inside houses.
Sculpture. From Ruggero Rovan to Ivan Rendić, then Giovanni Marin who frees and, after a moment, Attilio Selva. Then there is Franco Atschko-Asco, there are his students, he transfigures himself: Deco? Here our thoughts turn to two very young sculptors, Marcello Mascherini and Ugo Carà.
Naturally, painting and illustration since the painter is often also an illustrator. And vice versa. In Venezia Giulia, identifying a painter who is exquisitely Art Nouveau or definable as deco is not easy. Rudolf Kalvach, Viennese/Trieste, what is it? How to define, where to insert the woodcuts of the port of Trieste? But, then, in your Wiener Werkstätte experience, are those postcards with grotesque beings, in strong and, above all, clear colors Secession?

Argio Orell, with Munich studies, a student of von Stuck, can be inserted into the secessionist dimension, for a period and for part of his production. Thus Vito Timmel, who was in Vienna and would have liked to be, without success, a student of Klimt. And some of his superb works remain clearly and exquisitely inspired by Klimt. Then, however, as much as Orell, in painting, will approach twentieth-century canons, otherwise Timmel's ways can be inserted into a deco dimension, here too, however, for a period and for part of his production. Liberty, without a doubt, will be the little-known, yet formidable, pupil of Orell, Umberto Schiavon, who left us some works of rare effectiveness and excellent decorative ability. He will suggestively exemplify the transition from Liberty to Deco. 
Deco: our most genuine example is Mariella Polli, aka Popi. “Figurinist” popi, in the thirties, interpreted Art Deco with a style to rival Gio Ponti and his little women, the deliciously frivolous cocottes, the profiles that have nothing to envy of the Accorneros, the pastel colors and the use of silver and purple, made her the perfect interpreter of the moment.
Maybe we could have found all this everywhere. But ours was a land of passage, with a great sea, with ships embarking and disembarking, a land of meeting people and tastes, new and ancient. Yes, between the birth of the twentieth century and the thirties, even with a great war in between and one that would come to turn the world upside down, art, even in small things, art, even in everyday life, would come from everywhere, to bring great and minimal works, to show signs. Between Liberty and Deco. And these that you will see are just small ideas.

The exhibition, with a rich catalogue, will remain open until 1° February 2026, every day at the following times: 10.30-12.30 and 16.30-18.30. FREE ENTRY
 

100 ANNI Circolo Marina Mercantile Nazario Sauro e Società Nautica Pullino

Inaugurazione mostra lunedì 6 ottobre alle ore 17.30

Ingresso libero

 

Il primo secolo del Circolo Marina Mercantile Nazario Sauro

Nel primo dopoguerra Trieste deve fare i conti con l'inserimento nella nuova dimensione italiana. Il venir meno dell'Impero Austro-ungarico, che aveva fatto di Trieste "Città immediata dell'Impero" e del suo porto il principale sbocco a mare, la sopravvenienza della burocrazia italiana, la crisi mondiale dei traffici marittimi, l'affermarsi violento della rivoluzione fascista vedono protagonisti personaggi che caratterizzano anche la nascita del Circolo dei Capitani Marittimi, che cambierà più volte nome adeguandosi alle mutate realtà sociali. Tra questi personaggi il vate Gabriele D'Annunzio e il fondatore del movimento futurista on. Filippo Tommaso Marinetti, il senatore Giovanni Banelli e il ministro Galeazzo Ciano, le forze di occupazione germaniche, jugoslave, alleate; il ministro Fernando Tambroni, il sindaco Mario Franzil e il vescovo Antonio Santin; campioni e campionesse sportive di pattinaggio artistico, scherma e pallacanestro, canottaggio, tennis e tennis da tavolo, calcio, il team di bridge vincitore della Coppa Italia 1957 ed oggi i giovani della canoa di livello mondiale.

Il Gran Ballo del Mare fino agli anni Settanta è stato uno degli eventi mondani cittadini più importanti; ed anche i Balli dei giovani nella sede estiva superavano le cinquecento presenze.

Tra i soci: originariamente solo capitani marittimi mercantili, poi uomini della marineria ed oggi aperto a tutti, sono da ricordare il primo presidente Pietro Fragiacomo, utilizzato come modello dall'arch. Mayer per il Marinaio Ignoto del Faro della Vittoria; Ercole Miani, contestato nel neo-eletto Consiglio Direttivo dal presidente nazionale della Federazione Marinara Fascista; i 280 uomini dell'equipaggio del Conte Rosso, affondato da un siluro inglese; le M.O.V.M. Antonio Zotti e Armando Crisciani, Erminio Bassa e Antonio Zavadil, morti negli scontri del novembre 1953 per l'italianità di Trieste.

Sostenuto dalla Federazione degli armatori dell'Adriatico orientale e dai suoi massimi esponenti: tra gli altri Oscar e Guido Cosulich, Giulio Uccelli, Matteo Giugia sino agli anni Sessanta, il Circolo subì la crisi della cantieristica e della marineria del secondo dopoguerra e fu costretto a lasciare prima la storica sede di via Rossini e poi quella di via Roma, per stabilirsi definitivamente nella struttura di Barcola.

La vita associativa è stata caratterizzata nel tempo anche da conferenze e concerti, rappresentazioni teatrali e mostre artistiche, corsi di lingue e di avviamento agli sport, gite, crociere e campeggi estivi. In particolare in passato, quando gli spazi di Palazzo Reinelt prima e di via Roma poi hanno fatto del Circolo fino al 1992 un naturale punto di riferimento per la società triestina.

Nel 1970 il Circolo ha avuto la personalità giuridica per i suoi meriti di Ente Morale.

Nel 1976 il CONI ha assegnato al Circolo la Stella d'Oro al Merito sportivo.

Nel 2003 il Circolo si è trasformato in Associazione Sportiva Dilettantistica.

 

La “S. Nautica Pullino” nasce cento anni fa, figlia della volontà e dell’orgoglio dei cittadini di Isola, con il desiderio di mettersi alla pari delle altre più importanti città consorelle dell’Istria, forte dell’importanza assunta dalla città con il suo, ormai consolidato, sviluppo industriale. Porta con se anche nobili intenti patriottici, ma non figli del regime: prende il nome dal sommergibile di Nazario Sauro e pone nella sua bandiera sociale la colomba bianca che porta un ramoscello d’ulivo in bocca, simbolo del Comune e antico stemma di quello medievale. Inizia subito l’attività, trova a prestito qualche vecchia imbarcazione e raccoglie attorno a se un nutrito numero di giovani volonterosi, principalmente agricoltori, che si dedicano alla voga alla sera, dopo una giornata di lavoro in campagna. I mezzi economici sono scarsi, si vive alla giornata, ma i risultati sportivi sono promettenti; sin dalle prime regate i giovani isolani si fanno valere e già nel 1927 vincono il loro primo Titolo Nazionale e l’anno successivo conquistano il diritto di rappresentare l’Italia alle Olimpiadi, che vincono alla grande. Ma non basta, negli anni seguenti portano in Italia quattro Titoli Europei e conquistano innumerevoli Titoli di Campioni Italiani. La cittadinanza tutta vive intensamente i risultati dei suoi atleti, è partecipe dell’attività sociale che aiuta come può. La “Pullino” e Isola diventano sinonimi, non si nomina “Pullino” senza nominare Isola e viceversa, ed assieme varcano i confini regionali e nazionali, vengono conosciute in tutto il mondo. Purtroppo, a partire dalla metà degli anni ’30, a causa del susseguirsi delle guerre e degli eventi conseguenti, per questo ciclo felice inizia il declino che si conclude con la fine della Seconda guerra mondiale e con l’occupazione jugoslava, il primo maggio 1945. L’esodo incombe, gli Isolani lasciano la loro città che si svuota quasi completamente, e la “Pullino” il 10 agosto 1955 chiude definitivamente il suo libro-giornale delle uscite a mare. I suoi dirigenti, gli atleti, i soci, come il resto dei concittadini sono sparsi un po’ ovunque, nei campi profughi: a Trieste, in Italia e all’estero. Nonostante la drammaticità e la durezza dei tempi, i vecchi dirigenti non sanno rassegnarsi alla scomparsa della Società e così, dopo qualche anno di forzata inattività, nel 1960 la “Pullino” viene ricostituita. Finalmente, sette anni dopo, grazie ad una felice intuizione di Emilio Felluga, giovane segretario sociale, la “Pullino” riesce ad ottenere una propria sede autonoma, a Muggia, nell’ambito del “Centro Giovanile Italiano”, in un vecchio deposito attrezzi non più utilizzato, che con grande fatica e tanto ingegno i soci trasformano in canottiera. Dalla fine degli anni ’80 in poi inizia un periodo di grande crescita agonistica, con un continuo susseguirsi di importanti risultati sportivi che porta la “Società Nautica” a toccare i vertici del canottaggio regionale ed a porsi in posizione abbastanza elevata a livello nazionale, in particolare per l’attività giovanile. Vince qualche decina di titoli di Campione Italiano, alcuni di Campione Europeo e tante vittorie e piazzamenti d’onore in manifestazioni internazionali. La “Pullino” risorta non è più un piccolo sodalizio sportivo di provincia, ma un’importante realtà sportiva nazionale, conosciuta e rispettata per i suoi meriti, anche dalla Federazione Nazionale Canottaggio

Castellieri. Radici di pietra

INAUGURAZIONE venerdì 11 aprile alle ore 17.30 presso l'IRCI/Civico Museo della Civiltà istriana, fiumana, dalmata di via Torino, 8 a Trieste.

La mostra “Castellieri: radici di pietra” celebra l’arte e il tempo della protostoria, intrecciandoli in una narrazione unica che offre un'opportunità preziosa per esplorare le antiche civiltà che hanno abitato il Caput Adriae.

Non si tratta di una mostra archeologica tradizionale, ma di un'occasione di riflessione: un viaggio nel tempo, un invito a riscoprire e valorizzare le radici culturali del nostro territorio. Si tratta di un'esposizione duale che si sviluppa attraverso le immagini: da un lato, l'arte narra la storia e l'archeologia con intenti didattici; dall'altro, il passato prende forma nelle mani di artisti che vivono o hanno incontrato questo territorio lungo il loro cammino creativo.

La prima parte della mostra è dedicata al disegno archeologico ricostruttivo e alla fotografia del paesaggio archeologico, offrendo una narrazione basata sulle ricostruzioni storiche e sugli studi degli archeologi sui siti antichi e la vita degli abitanti di quei luoghi. La narrazione si sviluppa su aree tematiche. Si inizia con l'osservazione della geografia dei castellieri e la loro ubicazione, con foto di insediamenti situati in Istria, isole del Golfo del Quarnaro, Carso triestino e sloveno e Friuli centrale. Una sezione è dedicata alle modalità di costruzione e pianificazione delle strutture murarie, con fotografie, disegni, video e un diorama ricostruttivo del castelliere di Rupinpiccolo. Successivamente si esplora un'area limitata, che rappresenta idealmente una capanna, per approfondire la vita all'interno del castelliere, la costruzione delle abitazioni e le attività produttive. Dopo un breve accenno agli archeologi che nel corso dell'ultimo secolo hanno lavorato per ricostruire la storia di questi luoghi, il percorso didattico si conclude con una sezione riguardante le necropoli coeve.

La seconda parte dell'esposizione, sviluppata in un’altra sala, esplora le modalità con cui l'arte contemporanea ha affrontato il tema dei castellieri in un percorso del tutto soggettivo. Ogni opera diventa uno strumento di scoperta e riflessione per gli artisti che, attraverso una varietà di tecniche e materiali che spaziano dal carboncino alla pittura ad olio, dal tessuto alla pietra, sanno cogliere e reinterpretare le tracce lasciate dalle civiltà passate. Le opere non si limitano a raccontare visioni personali della storia e dell'archeologia, ma le vivono, le rappresentano ed evocano nuove prospettive, invitando il pubblico a riflettere su tematiche universali. Sono ospiti artisti, fotografi, videomaker e autori locali o che hanno vissuto in questo territorio per un periodo della loro vita.

 

INAUGURATION on Friday 11 April at 5.30 pm at the IRCI/Civic Museum of Istrian, Rijeka, Dalmatian Civilization in via Torino, 8 in Trieste.

The exhibition “Hillforts: Stone Roots” celebrates art and the time of prehistory, weaving them in a unique narrative that offers a valuable opportunity to explore the ancient civilizations that once inhabited the Caput Adriae. This is not an ordinary archaeological exhibition, but an opportunity for reflection: a journey through time and an invitation to rediscover and enhance the cultural roots of our territory. The exhibition is dual in nature, unfolding through images: on one side, art narrates the story and archaeology with educational intent; on the other, the past takes shape in the hands of artists who either live in or have encountered this land during their creative journey. The first part of the exhibition is dedicated to reconstructive archaeological drawing and photography of the archaeological landscape, offering a narrative based on historical reconstructions and archaeologists’ studies of ancient sites and the lives of the inhabitants of those places. The exhibition itinerary is developed in thematic areas. It begins with an observation of the geography of the hillforts and their location, with photographs of settlements in Istria, the islands of the Gulf of Kvarner, the Trieste and Slovenian Karst and central Friuli. A section is devoted to the construction and planning of wall structures, with photographs, drawings, videos and a reconstructive diorama of the Rupinpiccolo hillfort. Next, a limited area, ideally representing a hut, could be explored in order to examine life inside the hillfort, the construction of dwellings and production activities. After a brief mention of the archaeologists who have worked over the last century to reconstruct the history of these sites, the educational tour concludes with a section on the coeval necropolises.

The second part of the exhibition, developed in another room, explores the ways in which contemporary art has addressed the theme of hillforts in an entirely subjective journey. Each work becomes a tool for discovery and reflection for artists who, through a variety of techniques and materials ranging from charcoal to oil painting, from fabric to stone, are able to capture and reinterpret the traces left by past civilizations. The works do not merely recount personal visions of history and archaeology, but live them, represent them and evoke new perspectives, inviting the public to reflect on universal themes. The exhibition features artists, photographers, video makers, and authors, both local and those who have lived in this territory for a period of their lives.

 

CASANOVA IN VIAGGIO. Porti e approdi dall'Adriatico al Levante: Trieste, l'Istria, Fiume e la Dalmazia

Venerdì 30 maggio alle ore 17.30 INAUGURAZIONE DELLA MOSTRA

presso l'IRCI/Museo Istriano di via Torino, 8 a Trieste

Ingresso libero 

Casanova in viaggio è la mostra più importante organizzata in Italia per il terzo centenario della nascita di Giacomo Casanova (1725-2025), con molti materiali e documenti originali mai visti prima. Racconta la vita dell’avventuriero veneziano, divenuto un’icona nell’arte, nel cinema e nella pubblicità, con due focus principali. Il primo è quello del giovane Casanova, viaggiatore per mare lungo l’Adriatico sino al Levante; il secondo è quello di Casanova trasformato in mito, soprattutto a partire dal Novecento, come soggetto da teatro, della letteratura e del cinema, del marketing e brand di successo nel mondo per rappresentare la fantasia e il genio italiano, oltre che l’immagine del seduttore.

In mostra si possono ammirare settecentesche incisioni e stampe che rappresentano i luoghi toccati e visitati da Casanova nei suoi viaggi lungo l’Adriatico, le coste istriane e quelle dalmate, sino al Pireo, a Salonicco e Costantinopoli. Non mancano oggetti originali, come alcuni vetri lagunari del ‘700, un mantello damascato dell’epoca, o, ancora, documenti dell’Istria e dei suoi uomini illustri del tempo del veneziano, per cui emergono figure come quella di Gian Rinaldo Carli, con autografi originali, quali le “Lettere americane”, a fare collage con altrettanti documenti di e su Giacomo Casanova.

Ma, in altra dimensione, si ammirano manifesti e locandine di cinema dal Casanova di Fellini ad Alain Delon interprete di Casanova, così come viene creato un angolo con carte da gioco, tarocchi e giochi vari o, ancora, fumetti col seduttore veneziano come protagonista o ispiratore. E, non ultimo, réclame d’epoca che incarnano e utilizzano la figura del nostro. Questo, e molto altro, nell’intento di offrire al pubblico una dimensione senza tempo di un’immagine da una parte storica e dall’altra “pop” di Casanova, accompagnata con anche scorci coreografici che tengono conto di uno dei simboli per eccellenza di Venezia e cioè il Carnevale, rappresentato in particolare dai rari pochoire delle maschere ideate da Umberto Brunelleschi a Parigi nel 1914.

La mostra tiene conto anche della continuità d’utilizzo ancora nell’attualità del nome di Casanova da parte di svariate aziende per prodotti molto diversi fra loro: dal vino ai profumi, dalle scarpe al caffè, dalla maschera Casanova allo spocchiello da bavero che porta il nome del veneziano, sino agli aceti balsamici e alle creme. Tutto nel nome di Giacomo Casanova.

Il sottotitolo della mostra, Porti e approdi dall'Adriatico al Levante: Trieste, l'Istria, Fiume e la Dalmazia, racconta come la figura di Casanova attraverso i suoi viaggi e il suo mito sia riuscito ad unire le due sponde dell’Adriatico, fino alle coste delle Marche, della Puglia, e dell’intero Mediterraneo, grazie alle curiosità e alle sensazioni che il suo stesso nome suscita nel pubblico d’oggi. La mostra, organizzata dall’I.R.C.I. Istituto Regionale della Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata di Trieste, con l’Università Ca’ Foscari, la Regione del Veneto e numerosi partner pubblici e privati, è accompagnata da un ricco catalogo in italiano e inglese edito da Libreria Antiquaria Drogheria 28. La curatela della mostra è affidata ai componenti del Comitato nazionale istituito dal Ministero della Cultura nel corso del 2025 come definitivo riconoscimento delle opere di Giacomo Casanova e della sua rilevanza nella cultura italiana ed europea.

31 maggio - 30 settembre 2025

tutti i giorni 10.30-12.30/16.30-19.00

 

 

Friday 30 May at 17.30 OPENING OF THE EXHIBITION

at the IRCI/Museo Istriano in via Torino, 8 in Trieste

Free entry 

Casanova in tour is the most important exhibition in Italy marking the 300th anniversary of the birth of Giacomo Casanova (1725-2025), showeasing a wealth original materials and documents never seen before. It tells the story of the Venetian adventurer, who became an icon in art, cinema and advertising, with two main focuses: the first explores the young Casanova, sea traveler along the Adriatic to the Levant; the second look at Casanova as a myth, particularly from the 20th century onwards, as a subject in theatre, literature and film, and a successful international brand symbolizing Italian imagination and flair - as well as the archetype of the seducer.
The exhibition feature 18th century engravings and prints depicting the places Casanova visited during his travels along the Adriatic coast, through Istria and Dalmatia, as far as Piraeus, Thessaloniki and Constantinople. Visitors can also see original artefacts, such as Venetian glass from the 1700s, a damask cloak from the period, and documents from Istria and its prominent figures during the time of the Venetian rule, among them Gian Rinaldo Carli, represented with original autographs, including the "American letters", placed alongside other documents by and about Giacomo Casanova.
Another section of the exhibition showcases film posters and cinema memorabilia, from Fellini’s Casanova to Alain Delon’s portrayal of the character. There is also a themed area featuring playing cards, tarot decks, various games, and comic strips where the Venetian seducer takes centre stage or serves as inspiration. Historical advertisements show how Casanova’s image was adopted for marketing purposes. All this and more, come together to offer visitors a timeless journey through Casanova’s identity – both historical and "pop" - complete with theatrical staging and visual references to one of Venice’s most iconic symbols: Carnival, represented here by rare pochoire prints of masks designed by Umberto Brunelleschi in Paris in 1914.
The exhibition also highlights the on-going contemporary use of the name ‘Casanova’ by a wide range of brands and products - from wine to perfumes, shoes to coffee, mask to lapel pins bearing his name, as well as balsamic vinegars and cosmetics - all under the banner of Giacomo Casanova.
The exhibition’s subtitle, Ports and landings from the Adriatic to the Levant: Trieste, Istria, Rijeka and Dalmatia, tells the story of how Casanova through his travels and the myth surrounding him, managed to link both shores of the Adriatic – from the coasts Istria to those of Marche, Puglia, and the wider Mediterranean – through the fascination and intrigue his name still evokes today. The exhibition is organized by the I.R.C.I. Istituto Regionale della Cultura Istriana, Fiumana e Dalmata in Trieste, in partnership with Ca' Foscari University, the Veneto Region and various public and private institutions. It is accompanied by a richly illustrated catalogue in Italian and English published by Libreria Antiquaria Drogheria 28. The curators are members of the National Committee established by the Ministry of Culture in 2025 to officially recognize the works of Giacomo Casanova and his cultural significances in both Italy and Europe.

31th May - 30th September 2025

every day 10.30-12.30/16.30-19.00